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L'eclisse

Nel 2014 la grottesca proposta neofelliniana di Paolo Sorrentino, La Grande Bellezza, cammina per le sale di mezzo mondo dopo aver vinto un Oscar per il Miglior Film in Lingua Straniera. Nel frattempo, dopo due anni di tassi crescenti sulla cultura, e più di un quarto della popolazione disoccupata , stiamo assistendo in Spagna non solo alla chiusura dei cinema e la perdita di posti di lavoro, ma anche, su una missione d’ordine ideologico, alla anichilazione delle settori della cultura ostile al governo, come il cinema.

Tutto progetto politicamente corretto è respintato o taciuto da produzioni straniere o televisive . Gli autori dei film devono cercare rifugio in produttori europei e latino-americani. Fortunatamente, la siccità di contributi pubblici ha permesso interrumpire la produzione di pamphleti. La speranza è quindi che il cinema spagnolo deve lavorare in modo diverso , con produzioni autogestite, crowdfunding o capitali stranieri, è quindi potemo dire che il cinema spagnolo vive il suo momenti più bui dal tempo del regime di Franco e la censura.

Sembrava ragionevole pensare che dopo la morte del dittatore negli anni '70 una nuova fase di rottura è stata aperta , ma non troviamo produzioni molto più interessanti, infatti, i migliori esempi di “film d’impegno” di qualità superiore sono firmati Saura, Berlanga e Bardem.

Negli anni che seguirono , durante la transizione verso la democrazia, troviamo argomenti come " El Destape " primi nudi dopo decenni; la guerra civile come lo spirito doveva essere esorcizzato , una storia romanzata che doveva essere riscritta, fenomeno riprodotto nel sovrasfruttamento del l'adattamento della tradizione letteraria nazionale. Ed una terza via , che è la produzione di isolati, cosiddetti autore. Un cinema in cui troviamo autori affermati all'estero, come Buñuel e Ese oscuro objeto de deseo; Saura, Elisa vida mía o Victor Erice con El espíritu de la colmena.

Frequenta nello stesso tempo la nascita di un nuovo film , mai visto , parlo della corrente sperimentale, d'avanguardia, guidato dal catalano Pere Portabella, il basco Ivan Zulueta o Jaime Chávarri in Madrid.

Il regista, che funge da interfaccia tra cinema della transizione e il cinema attuale è il premio Oscar Pedro Almodovar, il cui stile personale è segnata dalla cultura televisiva e la pubblicità, la musica e il rilascio colorato degli anni Ottanta e La Movida.

 

Allo stato attuale, il cinema spagnolo è a un bivio. La creatività di registi moderni come Albert Serra, Leon Siminiani, Lois Patiño e Jorge Tur, non è riconosciuta nei cinema nazionali, ma oltre i confini, nel circuito dei festivali internazionali. Anche siamo lontani dal tornare a vincere un Oscar come l’italiana La Grande Bellezza, se appare più chiaramente definito un cinema che è ricostruito, che rinasce dalle ceneri, fuori dalle sale devastate dal pubblico e la politica.

 

05/2014

Nicolás Marín

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